DISFUNZIONE LACRIMALE O OCCHIO SECCO
La superficie oculare
La superficie oculare è composta da diverse strutture che tra loro cooperano. Queste sono:
  1. La congiuntiva, una membrana mucosa molto sottile e delicata capace di scivolare sia sulla cornea sia sulle palpebre, grazie anche alla lubrificazione fornitale dal film lacrimale. La congiuntiva svolge azione protettiva nei confronti di agenti infettivi e corpi estranei.
  2. Il film lacrimale assolve cinque compiti fondamentali: a) protegge la cornea dall'essiccazione, b) mantiene il potere rifrattivo oculare, c) partecipa ai meccanismi di difesa contro le infezioni, d) aiuta l’ossigenazione della cornea, e) regola l’idratazione corneale.
  3. Giunzione muco‑epiteliale, è la zona di unione tra la cute delle palpebre e la mucosa della congiuntiva. Controlla costantemente la regolarità del film lacrimale in modo che sia sempre ben distribuito su tutta la superficie, inoltre rappresenta un’ottima barriera contro agenti infettivi e corpi estranei.
  4. L’epitelio corneale: è una struttura importante e delicata, che deve mantenere intatte la propria struttura anatomica e la propria funzionalità per garantire la qualità della visione.
  5. Le ghiandole che producono il film lacrimale stesso.
 
Il film lacrimale
Figura 1
Il film lacrimale è prodotto da numerose ghiandole:
  • ghiandole poste sul bordo palpebrale,
  • ghiandola lacrimale,
  • cellule mucipare secernenti, isolate e sparse nella congiuntiva.
Tutte queste ghiandole non producono lo stesso secreto, tanto è vero che il film lacrimale è costituito da tre strati principali (Figura 1):
  • Lo strato più esterno del film lacrimale è di natura lipidica, esso ha lo scopo di evitare l’evaporazione dello strato acquoso sottostante e di mantenere uniforme lo spessore del film lacrimale, garantendone anche la levigatezza. Ogni minima variazione in spessore o viscosità è in grado di indurre un'alterata distribuzione del film lacrimale.
  • La componente principale del film lacrimale è quella acquosa che contiene sali, zuccheri, proteine, enzimi ed altre sostanze. Lo strato acquoso convoglia le sostanze nutritive e di difesa a cornea e congiuntiva, e da queste riceve gli scarti del loro metabolismo.
  • Lo strato più interno del film lacrimale è quello mucoso e ha l'importante funzione di mantenere l'adesione del film lacrimale all'epitelio corneale e congiuntivale, in modo da garantirne la reale lubrificazione.
 
 
Occhio secco
La definizione attuale di occhio secco è quella di una malattia caratterizzata da un danno alla superficie oculare causato da una diminuita produzione dei componenti lacrimali e/o da un’aumentata evaporazione delle lacrime stesse. Pertanto bisogna distinguere due forme di malattia: una provocata dalla ridotta produzione di film lacrimale, l’altra da una eccessiva evaporazione della componente acquosa. Purtroppo spesso le due forme coesistono in proporzioni variabili rendendo più difficile la diagnosi.

L'occhio secco è una delle malattie più frequenti in oculistica, con una prevalenza variabile tra il 20% e il 30% della popolazione con più di 50 anni, ed un' incidenza ( numero di nuovi casi/anno) doppia nelle donne rispetto agli uomini.

Pur avendo un' origine multifattoriale, infatti, i principali fattori di rischio per l'occhio secco sono il sesso femminile e l'età avanzata.

La disfunzione lacrimale (DL) è tuttavia una malattia emergente, in quanto molte altre cause, legate alla vita quotidiana e all'allungamento della vita media, contribuiscono alla sua insorgenza. Tra queste: l'inquinamento atmosferico, l'uso di videoterminali o audiovisivi in genere, il ricorso a terapie (per ansia, ipertensione arteriosa, glaucoma..) o ad interventi chirurgici oculari come quello di estrazione di cataratta.

Persone a rischio di occhio secco sono inoltre i portatori di lenti a contatto, le donne vicine alla menopausa, ed i pazienti con malattia reumatica, soprattutto quelli affetti da malattia di Sjogren, un disordine autoimmunitario che induce importante secchezza oculare e salivare.

Nel 2007 un comitato di esperti, il Dry Eye WorkShop, dopo studi clinici durati 3 anni, ha fornito una definizione più esaustiva della sindrome dell'occhio secco, definendola come “una malattia multifattoriale delle lacrime e della superficie oculare, che produce sintomi di discomfort, disturbi della visione ed instabilità del film lacrimale associata ad aumento della osmolarità del film lacrimale ed infiammazione della superficie oculare.”
 
Sintomi
Quando il film lacrimale perde le sue caratteristiche, i classici sintomi sono la sensazione di corpo estraneo, di fatica (palpebre pesanti) e di secchezza oculare, associati a bruciore, a volte a prurito e diminuzione della vista.
Figura 2
Tipicamente si assiste ad un progressivo peggioramento dei sintomi e ad un arrossamento oculare che risultano più evidenti la sera (Figura 2). È comunque vero che inizialmente i sintomi possono essere mal interpretati e trascurati. Una progressione della secchezza oculare porta ad infiammazione della superficie oculare, con sofferenza dell'epitelio corneale, attrito tra cellule dell'epitelio e palpebre, scatenante dolore e perdita cellulare. L'alterata lubrificazione e la cheratite inducono inoltre riduzione visiva e sensazione di corpo estraneo nell’occhio, in quanto la palpebra sente la superficie sottostante ruvida. Questa sensazione stimola un riflesso associato di lacrimazione creando un apparente controsenso nella diagnosi: il paziente nonostante abbia un occhio secco ha un aumento della lacrimazione.

Pur non essendo sino ad oggi molto nota e presa in degna considerazione, la sindrome dell'occhio secco ha dimostrato di ridurre significativamente la Qualità della Vita (QoL) di chi ne è affetto (addirittura in modo paragonabile all'angina di classe III). Ciò a causa del continuo senso di discomfort, del bruciore e sensazione di corpo estraneo oculare, nonché delle difficoltà visive ancora più invalidanti durante l'attività lavorativa.
 
 
Diagnosi
In corso di visita oculistica è possibile valutare la secchezza oculare tramite alcuni test:

Figura 3
Figura 4
Figura 5
  • TEST DI SCHIRMER (Figura 3-4): valuta il pool lacrimale, tramite una striscia di carta bibula messa a contatto con la ghiandola lacrimale inferiore. Il test risulta positivo se, dopo 5 minuti, la striscia è imbibita meno di 5 mm.
  • BREAK-UP TIME TEST (BUT): si esegue colorando il film corneale con fluoresceina e osservando la sua rottura con lampada a fessura. Valuta quindi l'instabilità del film lacrimale foriera di iperevaporazione. Un tempo di rottura inferiore a 10 secondi è da considerarsi patologico.
  • COLORAZIONE con fluoresceina (Figura 5), rosa bengala o verde di lissamina: il colorante rileva cellule dell'epitelio congiuntivale e corneale danneggiate o con scarsa vitalità. All'osservazione alla lampada a fessura emerge un quadro di cheratite filamentosa o punctata.
  • Misurazione del menisco lacrimale tra bulbo oculare e bordo palpebrale inferiore.
In casi particolari vengono eseguite la citologia ad impressione per la valutazione delle cellule congiuntivali e la valutazione dell'osmolarità del film lacrimale o la presenza di lisozima.
 
 
Terapia
La terapia dell'occhio secco si avvale generalmente di sostituti lacrimali, anche detti lacrime artificiali. Ve ne sono in realtà molti tipi differenti, che andranno usati nelle diverse forme di occhio secco.

Osmolarità nell’occhio secco: l'osmolarità normale è di 303-305 mosm/l. Nelle CCS (cheratocongiuntiviti secche) la lacrimazione diventa iper-tonica, fino a raggiungere osmolarità di 340 mosm/l.

Anche in molti altri casi di iper-evaporazione, derivanti dall'uso di LAC (lenti a contatto), esposizione a VDT (videoterminali, riduzione del lipidico), l'osmolarità può aumentare ma in misura inferiore. In tali casi risultano perciò utili colliri ipotonici.

Lacrime ipertoniche sono invece consigliate nella cheratite filamentosa oppure nell'edema epiteliale corneale e nelle frequenti erosioni corneali recidivanti.

Tensione superficiale nell'occhio secco: una delle funzioni fondamentali dei sostituti lacrimali è quella di ripristinare una normale tensione superficiale. Si tratta della capacità propria dello strato mucoso di permettere alla fase acquosa di distendersi sull'epitelio.

La tensione superficiale dei colliri per soddisfare tale funzione dovrebbe aggirarsi teoricamente attorno a 42 dyne/cm (tensione superficiale del muco idrofilico oculare sull'epitelio corneale). Quella della fase acquosa sulla fase mucinica è di circa 6 dyne/cm. I migliori sostituti lacrimali oggi garantiscono valori attorno a 50 dyne/cm.

L'uso costante dei sostituti lacrimali consente un miglioramento del comfort oculare, il cui mantenimento è però condizionato dalla costanza nella terapia. Se dopo un miglioramento iniziale il soggetto cessa ogni lubrificazione i sintomi col tempo torneranno. E' importante che il soggetto con occhio secco impari perciò a gestire la propria patologia, modulando la frequenza delle istillazioni alle diverse situazioni, essendo assiduo, e possibilmente prevenendo i possibili peggioramenti con la terapia stessa.

La Dottoressa Stefania Rossi ha prontamente aderito al Progetto Lacrima, ossia alla recente istituzione di un Registro Italiano Pazienti con disfunzione lacrimale, il cui obiettivo è censire la popolazione affetta, inserendo i dati in una Cartella Clinica online, a cui solo l'Oculista autorizzato ha accesso.

La raccolta di questi dati, permetterà di quantificare quanta parte della popolazione italiana soffre di questo disturbo e, in definitiva, di curarla meglio.